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Saskia Besomi-Goedemans

BIOGRAFIA


Se dovessi raccontarvi la storia della mia vita non basterebbero le pagine web che ho a disposizione e probabilmente vi annoierei mortalmente. Vi riassumo quindi i momenti più significativi, almeno quelli che ho vissuto come tali.
Sono nata nei Paesi Bassi, inutile dirvi che non mi ricordo moltissimo dei primi anni d'infanzia, se non quello che mi hanno raccontato o trovando qualche riferimento sulle foto dell'epoca. Era l'anno 1959, storicamente un anno turbolento. La colonia belga del Congo (mia madre è fiamminga) coinvolta in una sanguinosa battaglia per la sua indipendenza e l'Olanda invasa dai primi immigrati provenienti da Indonesia e Suriname. Papà è in questo periodo molto preso con lo studio di medicina e si laurea all'università di Amsterdam proprio quando nasce mio fratello Jaap, nel 1963. Comincio lucidamente a ricordare da questo periodo. Mi vedo, in punta di piedi, guardare nella culla e con sentimenti misti osservo un bimbo piccolo e raggrinzito. Il mio regno fatato di figlia unica finisce in quel momento e dopo alcune settimane di sana gelosia nei confronti del nuovo arrivato i miei sentimenti per lui si trasformeranno in un profondo amore fraterno. Quando morirà di tumore all'età di 37 anni, porterà con sé anche una parte di me.
Dopo la laurea di papà ci trasferimmo a Eindhoven, città industriale nel sud dell' Olanda, dove papà continuerà la carriera medica del nonno. I miei genitori si compreranno una bella casa ad angolo in un quartiere nuovo alla periferia della città e come era consuetudine, lo studio di papà venne annesso alla casa.
Ho passato qui tutta la mia gioventù e ricordo quegli anni come molto spensierati e felici. La scuola mi affascinava a tal punto da partire una mattina insieme ai bambini più grandi e presentarmi con loro in classe, anche se non ero iscritta, visto che avevo solo cinque anni. Niente di grave in una comunità evoluta come quella di Eindhoven, la piccina era ovviamente la benvenuta. La mia passione per la scuola e la curiosità per le materie umanistiche persiste tuttora. All'età di 19 anni ottenni, non senza qualche intoppo adolescenziale, il diploma di maturità artistica.
Un anno più tardi, durante una vacanza in Svizzera conobbi un ragazzo dolce e innamorato e così ebbe iniziò la storia d'amore della mia vita. Dopo alcuni mesi di andirivieni fra l'Olanda e la Svizzera, decisi che la mia esistenza si sarebbe svolta dove avevo il cuore, cioè a sud delle Alpi, in Ticino. Papà non ne fu entusiasta ma accettò la mia scelta. Non mi sono mai pentita di essermi trasferita in questo paese, che considero per molte ragioni, uno dei posti più belli al mondo.
Ci sposammo molto presto e acquistai con il matrimonio la doppia nazionalità. Avevamo entrambi grandi progetti per il futuro, che in parte abbiamo realizzato, tra cui il desiderio di avere figli. Se allora ci avessero detto cosa implica allevare bambini, magari ci saremmo preparati meglio. Eravamo comunque pieni di buoni propositi ed io, inguaribile ottimista quale sono, mi sono confrontata seriamente con la loro educazione.
Sbagliando più di una volta credo che siamo stati e siamo tuttora dei buoni genitori. Per esserne certi bisognerebbe chiedere a loro.
La mia passione per la scrittura inizia quando nonno Ernesto, che in realtà non era mio nonno ma un anziano amico di famiglia che prese questo posto nel mio cuore, si trasferì ad Anversa. Trascorsi molte delle mie vacanze nella città sulla Schelde, il fiume che collega la città con il mare. E quando non ero con i miei nonni addottivi, scrivevo loro molte lettere, ricevendo prontamente una risposta.
Le mie lettere erano dei veri trattati, di pace o di guerra, e si estendevano anche a cugini e zii sparsi un po' ovunque sul territorio europeo. Qualcuno di loro me ne vuole ancora oggi. Altro avvenimento significativo per me erano i tanti momenti che ho passato a Laren, cittadina storica nel Gooi, dove abitava lo zio Jacobus. Era un personaggio di rilievo all'interno della famiglia in quanto co-proprietario e capo-redattore del quotidiano "de Telegraaf". A casa sua, il mio rifugio preferito era la biblioteca dove aleggiava perennemente un odore dolciastro di sigari. Ci passai, rannicchiata nella grande poltrona di cuoio marrone, molto tempo a leggere, anche quando lo zio era ormai morto da un pezzo.

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